L’arte contemporanea piace ai capitani d’industria, con somma gioia di artisti, galleristi e dealer che si godono le luci della ribalta. Senza toccare le vette di Prada che si accinge a realizzare a Milano un’autentica cittadella dell’arte firmata da Rem Koolhaas, sono tanti gli imprenditori italiani che contribuiscono a vivificare l’interesse per il già florido mercato dell’arte contemporanea (che nel 2006, secondo Nomisma, ha generato un giro d’affari di oltre un miliardo) e a sostenere il lavoro degli artisti. Non soltanto in qualità di sponsor o partner di iniziative altrui, o magari di collezionisti generosi che amano rimanere dietro le quinte: come l’imprenditore edile lombardo Domenico Talamoni, parte della cui notevole raccolta d’arte del secondo ‘900 sarà in mostra al Mart di Rovereto dal 28 giugno, preannunciando un deposito a lungo termine al museo di un nucleo ancora più consistente di opere.
Tra chi ha preferito maggiore visibilità, Maramotti è stato uno dei casi più acclamati, ma certo non il solo. La passione per l’arte contemporanea di Achille Maramotti è sfociata nell’apertura nel 2007, qualche mese dopo la scomparsa del patron di Max Mara, della collezione nella sede storica dell’azienda a Reggio Emilia, dove ora sono esposti dipinti, sculture e installazioni dal 1945 a oggi, e dove pure vengono allestite mostre temporanee dedicate all’arte del XXI secolo.
Ha voluto invece godersi la gloria dell’inaugurazione e dell’avvio della Fondazione a Forlì, Dino Zoli, imprenditore 65enne che ha dato vita nella sua città a un vero e proprio museo, donando opere per un valore di 300mila euro, oltre a 50mila euro in contanti. «Il programma espositivo – spiega il direttore della Fondazione Zoli, Maurizio Vanni – prende avvio dalle Avanguardie storiche e arriverà sino alle sperimentazioni dei giorni nostri». Miracoli del Gruppo Zoli, otto società di cui sei in Italia e due in Cina e Brasile: la sua forza è nei tessuti per l’arredamento, tanto che la capogruppo Zoli Tessuti vanta un fatturato dell’ultimo anno di circa 20 milioni di euro; ma ci sono anche il Real Estate e la Dz Finanziaria Spa.
Opera nelle Marche la Fondazione Ermanno Casoli, intitolata al fondatore del Gruppo Elica, leader mondiale nell’aspirazione domestica: 2100 dipendenti, 8 stabilimenti in Italia e 2 in Polonia e Messico, un fatturato nel 2007 di circa 430 milioni. Da tempo è il figlio Francesco ad avere in mano le redini dell’azienda che quest’anno si è posizionata al 4° posto nella classifica Great Place to Work, prima azienda italiana, dopo le multinazionali Google, Coca Cola e Microsoft, a essere riconosciuta come la migliore quanto a piacevolezza del luogo di lavoro. «Le persone che lavorano per noi sono il vero capitale della società – commenta il Presidente Francesco Casoli – ed è su questo presupposto che si sono basati gli investimenti fatti nel corso degli anni a favore dei dipendenti e della loro qualità della vita». Che vuol dire anche: consistente presenza in azienda di opere d’arte, incontri legati al rapporto tra arte e progettazione industriale, conferenze, iniziative didattiche, nonché il Premio d’arte Ermanno Casoli, alla sua 11° edizione e, da un anno a questa parte, la Fondazione omonima, preceduta nel 2006 dalla realizzazione, a Serra San Quirico, di un Museo d’arte contemporanea in cui si conservano le opere donate dagli artisti selezionati nelle varie edizioni del Premio.

E a dare visibilità all’impegno per la cultura della Fondazione Casoli (su cui il Gruppo Elica investe circa 200mila euro l’anno) spicca Enzo Cucchi, artista marchigiano di fama internazionale che ha realizzato L’unica nuvola, carrozzamuseo destinata a fungere da spazio espositivo itinerante della Fondazione, realtà dinamica sul territorio.
Essere imprenditori significa essere molto creativi. Come è stato Claudio Buziol, l’inventore della Replay, morto a 47 anni nel 2005. Per lui, oltre all’azienda trevigiana che fattura circa 350 milioni l’anno, parla la Fondazione istituita due anni fa a Venezia e appena insediata nel prestigioso Palazzo Mangilli Valmarana, affacciato sul Canal Grande, un tempo dimora del console Joseph Smith, mecenate e committente del Canaletto. E se la grande passione di Buziol era proprio il vedutismo veneto, alla creatività contemporanea volge la sua attenzione la Fondazione Buziol presieduta dalla moglie Paola Dametto e diretta da Renzo Di Renzo. Molteplici le attività in essere, e tutte all’insegna del supporto ai giovani, tra residenza per artisti, mostre, concorsi, una cattedra universitaria dedicata a Buziol all’interno del corso di Design della moda alla Iuav di Venezia e, nel giro di due anni, un grande spazio espositivo a Punta Dogana, distretto lagunare dell’arte contemporanea.

Fonte: http://seidimoda.repubblica.it