Milano – 06/09/2015

Parla il rettore del Politecnico: “Chi dovrà governarla sviluppi un’idea internazionale di città”

«Una città che viven un periodo positivo. Si vede sia nell’eccitazione portata da Expo che nella rivitalizzazione di diverse aeree della città».

Oltre a Porta Nuova, quali altre aree ha in mente?

«Parlo di Porta Nuova ma anche dei musei che sono stati fatti da enti pubblici e privati, come ad esempio la Fondazione Prada. Sono movimenti interessanti per chi vuole investire. Milano è la porta d’accesso dell’Italia. Ha la responsabilità di questo momento positivo e di avere un ruolo trainante per il Paese».

In che modo Milano può trainare il Paese?

«Se riesce a essere un collettore di energie, può svolgere un ruolo importante. Se si chiude in se stessa, rischia di inaridirsi. Molto dipende dalla nostra capacità di attrarre capitale umano».

In realtà si parla spesso di fuga in cervelli, sempre più giovani.

«È vero ma Milano riesce ancora ad attrarre. Succede perché le università sono buone, ma anche perché ci sono possibilità di occupazione e un clima accogliente. Studiare a Milano diventa un modo di conoscere Roma e il resto del Paese. Quando uno studente viene a Milano, non si promuove solo la cerchia dei Navigli ma l’intero Paese».

Lei parla di una città che rischia di inaridirsi. Vede chiusure nella cultura e nella politica milanese?

«Il mondo è più aperto ma si fronteggiano due visioni: l’apertura al mondo e il terrore che il mondo ti colonizzi. Se si vede chi arriva come un elemento di disturbo che ruba il lavoro, diventa una chiusura pericolosa. In realtà è l’opposto: con un ambiente ricco di stranieri, abitui gli studenti all’apertura internazionale. Noi abbiamo molti studenti che arrivano dalla Turchia e dall’Iran. Se un’impresa vuole accedere ai mercati asiatici, sono due punti di accesso fondamentali».

Qual è la sua opinione sulle aree dell’Expo quando l’evento sarà finito? Il Politecnico è interessato alla Cittadella della Ricerca?

«Il Politecnico ha il suo nucleo storico in Città Studi e il polo di industria e design in Bovisa, che è molto vicina all’area Expo. Credo che ciò renderà possibile rafforzare le relazioni con la Statale. È un progetto a cui siamo vicini, pur non potendo partecipare direttamente. Expo è un’area che è un peccato perdere: è importante che quando finirà, si sappia già che cosa deve accadere il giorno dopo».

Anche se i candidati non sono definiti, è partita la campagna elettorale per il sindaco di Milano. Lei chi vedrebbe bene a Palazzo Marino?

«È fondamentale una campagna centrata sulle visioni e soprattutto sull’idea di Milano città aperta. Mi auguro che i candidati possano essere persone che riescano a far crescere un’idea internazionale della città».

Qual è l’identikit del sindaco di cui ha bisogno Milano?

«Milano ha bisogno di un sindaco che guidi e unifichi. Non credo siano positive per Milano candidature che dividano. Milano non è come Torino, che è una città monarchica, dove le decisioni si prendono in nuclei anche ristretti. Questa è una città con una spinta anarchica. Finanza, design, media, solidarietà, generano una creatività anarchica. Come sindaco, serve qualcuno che aiuti la città a creare un’identità che metta insieme tutto questo».

Fonte: http://www.ilgiornale.it