Che cos’è Vivaio per te?
Vivaio per me è l’unico posto che ho trovato a Milano in cui, liberi dalla necessità di dover performare, per forza portare dei ritorni economici, le persone potevano veramente esprimersi al massimo del loro potenziale. In una frase che mutuo da Andrea Zoppolato: il miglior posto dove poter portare avanti idee irrealizzabili.

Come sei arrivato la prima volta in Vivaio?
La mia prima volta di Vivaio: ovviamente portato dal mio amico e socio Giacomo Biraghi, è stata nella serata fondativa allo Spazio Clerici, non ricordo se quattro o cinque anni fa.
E da lì, ci sono sempre stato, in tutte le edizioni di Expop…

Qual è il tuo sogno per Milano?
Il progetto che avevo presentato e continuo a portare avanti: rendere Milano la prima città dove le informazioni sono tutte open source. Perché lo sto vedendo nei progetti con pubbliche amministrazioni o aziende private. La condivisione delle informazioni di tutti gli stakeholders pubblici e privati esplodono all’ennesima potenza le possibilità e le iniziative di soggetti privati, pubblici, economici, no profit, profit, che operano nel medesimo territorio.

I progetto o l’iniziativa di Vivaio che ti ha appassionato di più?
Expop, per una questione di affetto. E’ stata la prima iniziativa in cui, chi faceva sito, chi portava progetti, chi ne sviluppava altri, chi allestiva, chi si occupava della conferenza stampa.. Ho visto tante persone muoversi per un unico obiettivo. Lo stesso fervore e comunione di intenti lo vedo oggi, con piacere, su Milano Città Stato.

La pianta o il fiore che ti rappresenta?
Un cactus: sicuramente non deve essere per forza attraente, ma è utile all’ecosistema.
Amo lavorare e non espormi troppo. Come il cactus, sa fare da riserva d’acqua per gli indiani o chi si muove nel deserto.