L’acefalia di Roma esprime in maniera plastica l’abbandono della città. Roma versa in condizioni pessime. Forse le peggiori dal dopoguerra. Trasporti disastrati, criminalità, disorganizzazione, sporcizia e persino un (ex?) sindaco sbugiardato dal Papa e pure dai vietnamiti. Il tutto in un contesto bello e struggente per il passato remoto, ma spesso pieno di incompiute per il passato recente: dalle vele di Calatrava a Tor Vergata alle strutture intorno alla Nuvola di Fuksas, all’Eur. Nuvola di Fuksas stessa ancora incompiuta e pozzo senza fine di spesa.
In questo contesto, con un commissario che porterà alle elezioni di maggio 2016, Roma si trova a dover correre per la più grande manifestazione del mondo: le Olimpiadi. Sempre che Marino non ci ripensi, il che aprirebbe scenari forse ancor più tristi. È sostenibile una sfida tanto ambiziosa nelle condizioni in cui si trova Roma ora? I dubbi sono tantissimi. Una bocciatura, come avvenuto per la candidatura del 2004, sarebbe una bocciatura dell’intero Paese. Nonostante gli sforzi del Governo, del Coni, del presidente del Comitato organizzatore Luca di Montezemolo la candidatura di Roma è più debole da quando è stata presentata. Sì, c’è un governo a supporto, ma come può essere rassicurante una città senza guida politica perché travolta dagli scandali?
Ovvio che in una sfida con concorrenti agguerrite come Amburgo (ultime Olimpiadi in Germania nel ’36, quelle di Jesse Owens), Parigi (ultime Olimpiadi nel 1924, tra le due guerre mondiali), Los Angeles (due volte sede di Olimpiadi, ma molto forte in infrastrutture e fund raising), Budapest, mai sede, la volontà del governo non basti. Serve una città che voglia le Olimpiadi (i tedeschi hanno addirittura fatto un referendum tra i cittadini di Berlino e Amburgo per capire quali erano più convinti), una città in grado di programmarle e organizzarle in modo trasparente, così come richiesto dal CIO (Comitato Olimpiaco Internazionale). Roma, almeno per qualche anno, ha problemi più interni, deve ricostruire un tessuto di fiducia e un’immagine internazionale che non può rifulgere di sola luce vaticana.
E allora la provocazione: sostituiamo Roma con Milano. Una città che ha saputo porsi al centro dell’attenzione internazionale, che ha saputo rinnovarsi con la riqualificazione delle aree dismesse, che ha saputo dotarsi di uno skyline unico, che ha saputo organizzare e gestire con successo un evento di portata mondiale come l’EXPO. Persino il Commissario Anticorruzione Cantone ha detto che Milano è tornata ad essere capitale morale d’Italia, mentre Roma è ancora corrotta. Milano si è rigenerata, ha recuperato, e continua a farlo, intere aree cittadine. Basta farsi un giro per scorgere decine di gru che rigenerano il tessuto urbano. E a celebrare questo cambiamento è arrivata la vetrina dell’EXPO. Le cui aree sarebbero perfette per una larga parte delle infrastrutture sportive necessarie. Una soluzione win win.
Forse i tempi sono scaduti, forse non si può fare come hanno fatto gli USA che hanno sostituito Boston con Los Angeles, perché il sindaco di Boston non se l’è sentita di rischiare le finanze comunali. Ma si potrebbero fare molte gare a Milano, il nuovo regolamento del CIO prevede si possano fare gare in una città diversa. Poi, con la comunicazione, si potrebbe dare pari dignità a Milano. Si tratterebbe di un piccolo commissariamento di Roma. Ma tanto la città eterna è abituata ai commissariamenti, soprattutto negli ultimi mesi.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it